STUDIO ASSOCIATO
di PSICOLOGIA

Salesiani Rebaudengo


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L'obesità ha la caratteristica di essere un disturbo cronico con eziologia multifattoriale tra cui rientrano sicuramente in gran parte delle situazioni patologiche anche elementi di carattere psicologico.

Possono contribuire all'obesità di un certo numero di persone, due forme patologiche di iperalimentazione apparentemente precipitate da stress e da disturbi dell'emotività. Una è costituita da attacchi di bulimia incontrollata, che sono caratterizzati dal consumo di grandi quantità di cibo in breve tempo, accompagnato da un soggettivo senso di perdita del controllo durante l'attacco e da un successivo senso di afflizione. Diversamente dai pazienti affetti dalla bulimia nervosa, in questi pazienti non si innescano comportamenti compensatori, come il vomito; quindi i loro attacchi di bulimia causano un'eccessiva assunzione calorica. Si pensa che gli attacchi di bulimia incontrollata si verifichino nel 10-20% delle persone che prendono parte a programmi di riduzione del peso. La seconda è la sindrome da alimentazione notturna che consiste in anoressia al mattino e iperfagia serale con insonnia. Si verifica in circa il 10% delle persone che cercano di ridurre la loro obesità.

Oltre ai disturbi dell'alimentazione descritti sopra, i problemi psicologici includono il disprezzo per l'immagine corporea, una condizione in cui le persone percepiscono il loro corpo come grottesco e disgustoso. Queste persone credono che gli altri le vedano con ostilità e disprezzo e ciò le fa sentire a disagio e ostacola i loro rapporti sociali.

I programmi per la gestione del peso utilizzano quattro modalità: la dieta con i consigli nutrizionali, la terapia comportamentale, i farmaci e la chirurgia.

La maggior parte dei programmi insegna ai clienti come fare dei sicuri, sensibili e graduali cambiamenti nei modelli alimentari. Questi cambiamenti includono l'aumento dell'assunzione di carboidrati complessi (frutta, vegetali, pane, cereali e pasta) e la riduzione dell'apporto di grassi e carboidrati semplici.

Il problema principale di ogni trattamento dietetico è il mantenimento della perdita di peso. Ciò ha portato all'introduzione di tecniche di modificazione comportamentale.

La terapia comportamentale si basa sull'analisi del comportamento, prendendo in considerazione il comportamento che deve essere modificato, gli antecedenti del comportamento e le sue conseguenze. Il più importante comportamento da modificare è il modo di alimentarsi, col tentativo di diminuire la velocità del mangiare. Successivamente si dà grande importanza alla modificazione delle abitudini alimentari, da quelle relativamente remote (ad esempio fare la spesa) a quelle più immediate (ad esempio la facile disponibilità di spuntini ad alto contenuto calorico in casa). Gli effetti sono la ricompensa per aver attuato quei comportamenti che aiutano a controllare l'assunzione di cibo. L'automonitoraggio, con dettagliate annotazioni dell'accaduto, è usato per stabilire quali comportamenti devono essere modificati e rinforzati e il successo di ciascuna di tali modificazioni. L'educazione alimentare è sempre più importante in questi programmi terapeutici, così come lo sono le misure per aumentare l'attività fisica.

La terapia farmacologica viene impiegata molto meno a causa della paura del potenziale abuso di alcuni dei farmaci comunemente usati e della tendenza a riacquistare il peso perso quando il farmaco viene interrotto. Nel caso dei farmaci che inibiscono l'assorbimento dei lipidi, subentra nel paziente un meccanismo di adattamento che lo porta ad ingerire maggiori quantità di lipidi con conseguente annullamento dei loro effetti.
Le perdite di peso in seguito all'uso di farmaci sono però modeste (raramente più di 15kg). Il miglior approccio terapeutico è quindi costituito dalla dieta e dalle modificazioni del comportamento.

   
 

 

   

 

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